Gigliola Cinquetti a Eurovision 2022, il ritorno di una diva che "non ha l'età"
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Qualunque concetto può essere visto da due punti di vista diversi, e poi semplicemente fregarsene. Se qualcuno - cioè qualcuna - non ha l'età può esserlo perché troppo giovane o perché troppo vecchia. E quindi nel 1964 Gigliola Cinquetti poteva cantare Non ho l'età in quanto 16enne: solo che vinse comunque Sanremo ed Eurofestival, come si chiamava allora. Mentre nel 2022 sembrerebbe averla passata, l'età, in una manifestazione pienissima di concorrenti ventenni. E invece eccola là, cioè qua, sul palcoscenico del PalaOlimpico di Torino, pronta a cantare proprio la canzone da cui partì la sua carriera: 74 anni portati con un'eleganza assoluta, prove fatte con occhiali da sole, un semplicissimo vestito blu giacca e pantaloni, senza nessuna concessione a stilisti sotto acido lisergico o in generale pagliacciate di coreografia fatta per catturare occhio e televoto. Anche la canzone quella è, giusto un po' di ritmo in più, ma niente modernizzazioni o remix.
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D'altronde sarà qui come ospite ed è un giusto omaggio nell'anno del ritorno in Italia della manifestazione, a cui ha partecipato due volte come concorrente e un come presentatrice. Due esperienze che vale la pena raccontare. Il bis in gara fu nel 1974 a Brighton in Inghilterra: arrivò seconda, battuta da Waterloo (che pare una battuta), nientemeno che degli Abba. La sua canzone si chiamava Sì e venne definita "Too good to win", troppo bella per vincere. Solo che ebbe un brutto destino: la competizione fu registrata e mandata in onda dalla Rai a tarda notte. Motivo: proprio il titolo della canzone. Si stava per votare al referendum sul divorzio e qualche funzionario Rai dotato di realismo ritenne che sarebbe stata un'indicazione di voto. Il divertente è che la Cinquetti era per il No.
Poi l'esperienza da conduttrice nel 1991. L'Italia aveva vinto l'anno prima con Toto Cutugno, che era stato designato rappresentante italiano dopo la rinuncia dei vincitori di Sanremo, i Pooh di Uomini soli. Andò quindi il secondo (uno dei suoi quattro secondi posti), Toto, con Insieme 1992, canzone non proprio tra le sue memorabili, dedicata però a un tema importantissimo come la prima apertura delle frontiere europee grazie al trattato di Maastricht. E la Rai si trovò a organizzare il festival l'anno seguente. Erano anni in cui era più una spesa che un'impresa, non interessava niente a nessuno, molte nazioni neppure lo trasmettevano, lontano il rilancio iniziato a metà dello scorso decennio. Aggiungiamoci che era appena finita la prima guerra del Golfo, con l'Iraq che aveva invaso il Kuwait e che stava iniziando a scricchiolare la Jugoslavia. Così la manifestazione fu spostata da Sanremo a Roma, studio 15 di Cinecittà, e fatta un po' alla chetichella, coi cantanti presentati senza troppi fronzoli dal campione uscente e dall'unica altra vincitrice.
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In seguito si era parlato ancora un paio di volte di un invito di Gigliola Cinquetti come ospite a una serata dell'Eurovision, ma nulla si è mai concretizzato. Ci è voluto di nuovo il festival in Italia perché accadesse.