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Silicon Box e l'investimento in Italia: cosa sappiamo e cosa no (a oggi) - FAQ

Silicon Box e linvestimento in Italia cosa sappiamo e cosa no a oggi  
FAQ
La notizia dell'investimento di Silicon Box in Italia è importantissima in un mondo che ruota sempre più attorno ai semiconduttori. Vediamo quali sono i punti dell'intesa e, invece, le cose meno chiare trapelate dal ministero e dall'azienda.

Nelle scorse ore è arrivato un annuncio importante per l'industria italiana: la società di semiconduttori Silicon Box, con base a Singapore, investirà in Italia.

Un segnale forte, specie dopo aver (apparentemente) perso Intel, in grado di dare una nuova iniezione di fiducia a un settore che in Italia vede in prima fila STMicroelectronics e tante altre realtà più piccole ma non per questo meno importanti (qui trovate un rapporto risalente allo scorso giugno redatto da AWARE).

Adolfo Urso con i vertici di Silicon Box

Il ministro Adolfo Urso con i vertici di Silicon Box

L'investimento di Silicon Box potrebbe attirare altre società nel nostro Paese, portando ulteriori posti di lavoro e rafforzando una conoscenza che c'è ed è di altissimo livello.

L'annuncio delle scorse ore, però, dice molto ma non dice tutto. Abbiamo pensato quindi di stilare una sorta di FAQ per mettere le cose in chiaro sulla base di quanto reso pubblicamente noto.

Chi è Silicon Box?

Silicon Box è una startup fondata nel 2021 dai fondatori di Marvell Technology, Sehat Sutardja e Weili Dai (marito e moglie), insieme a Byung Joon Han. Marvell Technology è nata nel 1995 e ha chiuso l'anno fiscale più recente fatturando 5,9 miliardi di dollari. Attualmente ha una capitalizzazione di mercato di circa 62 miliardi di dollari.

Byung Joon Han è stato ricercatore per IBM e Ankor Technology, nonché CEO e CTO di STATS ChipPAC. Insomma, un team di imprenditori che ha dimostrato di sapere il fatto suo.

Cosa fa Silicon Box?

La società si descrive come "un fornitore avanzato di servizi di integrazione di semiconduttori, specializzato in tecnologie di integrazione all'avanguardia. Siamo in grado di fornire l'intero processo, dalla progettazione iniziale alla produzione finale dei chiplet".

Silicon Box non è TSMC, Intel o Samsung, ovvero non produce il chip vero e proprio, ma si propone come una società di advanced packaging, capace di prendere più chip e unirli tra loro per ottenere un prodotto finale con le caratteristiche di funzionalità, potenza e consumo scelte dal cliente. Anche i tre big citati propongono servizi di advacend packaging, ma in Silicon Box ritengono di poter trovare spazio a fronte di una domanda mondiale in netta crescita.

Chiplet e Advanced Packaging, che cosa significano?

Andiamo con ordine. Chiplet non è altro che un chip con determinate caratteristiche ma che, da solo, non consente di ottenere una CPU, una GPU o qualsiasi altra soluzione finale. Insomma, da solo non serve a nulla.

È l'unione di più chiplet che permette di ottenere un prodotto finale con determinate caratteristiche. L'esempio più semplice sono i LEGO, in cui ogni mattoncino può essere visto come un chiplet: l'unione dei mattoncini restituisce un set LEGO che possiamo esporre con orgoglio nelle nostre case.

Advanced Packaging è invece un termine che descrive la base su cui poggiano i chiplet. Avete mai visto un microprocessore di Intel o AMD? La base di colore verde è il package e, per decenni, ha avuto un'importanza non così rilevante: questo perché i processori erano basati su un unico "pezzo di silicio", in gergo detto "die monolitico", in cui tutti i componenti erano all'interno di un unico chip.

Il costante avanzamento della miniaturizzazione e la necessità di aumentare le prestazioni, tenendo a bada temperature e consumi, sta però portando i progettisti a incontrare difficoltà a tutto tondo – elettriche, efficienza e prestazionali (il famoso dibattito sulla Legge di Moore, ndr). Per questo motivo si è deciso di passare alla progettazione a chiplet, suddividendo l'unico chip in tanti altri chip. Il problema è che quei chiplet per funzionare insieme devono essere messi su un package diverso da quello finora usato, un package in cui - seguendo approcci diversi - interconnessioni elettriche e di segnale consentono di orchestrare le varie risorse per comporre il prodotto finale capace di operare secondo le caratteristiche decise in partenza.

Ogni realtà offre le proprie tecnologie di advanced packaging ma è importante sapere che l'industria sta lavorando su UCIe, Universal Chiplet Interconnect Express, uno standard comune che permetterà di "assemblare i die provenienti da aziende differenti, prodotti da diverse 'fonderie', con diversi progetti e persino basati su tecnologie di packaging differenti". Silicon Box dice di essere già pronta a supportare UCIe.

Quanto investe Silicon Box in Italia?

L'investimento raggiungerà fino a 3,2 miliardi di euro. Questo, senza contare, come riportato dal ministro Adolfo Urso, i 4 miliardi di euro di spese operative nel corso dei prossimi 15 anni - necessarie per mantenere l'impianto funzionante e aggiornato.

L'Italia sostiene l'investimento di Silicon Box con sussidi?

La risposta in breve è "sì", ma ufficialmente non c'è una cifra. Nel comunicato del Ministero delle Imprese e del Made in Italy si afferma che per "l'effettivo inizio dei lavori si dovrà attendere l'approvazione della Commissione Europea", frase che sottintende come l'UE debba dare il suo benestare a sussidi di una certa entità. Nel comunicato di Silicon Box si legge, inoltre, "del previsto sostegno finanziario da parte dello Stato italiano".

Dove sorgerà l'impianto di Silicon Box?

Nord Italia. Anche qui non ci sono dettagli al momento, ma la corsa vede in lizza Veneto, Piemonte e Lombardia. Le prime due erano già in corsa per l'atteso e mai concretizzato investimento da parte di Intel. Alcuni quotidiani citano Novara come possibile luogo dell'insediamento, ma al momento sarebbe meglio parlare di location "ignota" o "top secret".

"Stiamo ancora valutando le possibili location in base a una serie di fattori come il contesto, le infrastrutture, la presenza di istituti di ricerca di università", è la dichiarazione ufficiale di Silicon Box.

Cosa farà l'impianto italiano di Silicon Box?

Come spiegato prima, si occuperà della fase di advacend packaging. "In Europa, Silicon Box rappresenta il tassello finora mancante per rafforzare la catena del valore, in quanto primo investimento nell'advanced backend per la produzione di chiplet", recita una nota del ministero. Il comunicato di Silicon Box parla di "un nuovo e all'avanguardia impianto di assemblaggio e test di semiconduttori".

In pratica l'impianto di Silicon Box riceverà i wafer finiti dalle Fab che li producono e si occuperà di "tagliarli" in singoli chip per poi assemblarli nei prodotti finali. Silicon Box si occuperà anche della fase di test successiva, in modo da garantire la qualità e il funzionamento del tutto.

Quanto sarà operativo l'impianto di Silicon Box?

Non c'è una data chiara. La società ha dichiarato che intende "avviare l'investimento nei prossimi mesi e comunque entro l'anno", mentre la nota stampa diramata riporta che l'impianto "contribuirà a soddisfare la domanda critica di capacità di packaging avanzata per abilitare le tecnologie di prossima generazione che Silicon Box prevede entro il 2028".

Nella stessa nota, Silicon Box ricorda di aver costruito il suo primo impianto di advanced packaging a Singapore "nel giro di un anno e ha iniziato a spedire i prodotti finiti ai clienti tre mesi dopo l'inaugurazione della fabbrica, dimostrando capacità uniche di rapida esecuzione dei progetti, che si applicheranno anche alla fabbrica italiana".

Qualche dubbio sull'operatività nel giro di un anno o poco più lo nutriamo, l'Italia non è Singapore, quindi potremmo azzardare la data del 2026 considerati i tempi che di solito servono per creare questo tipo di impianti. È una stima, quindi è da prendere con le dovute pinze. Per riferimento, TSMC ha varato la Advanced Backend Fab 6 nel 2023, dopo averne iniziato la costruzione nel 2020.

Quanti posti di lavoro creerà l'investimento di Silicon Box?

La cifra che circola è 1600 posti di lavoro diretti, ma tenendo conto della fase di costruzione, delle necessità della società in termini di logistica e dell'indotto, il numero potrebbe essere più elevato. Il ministero afferma che "potrà generare 1.600 nuovi posti di lavoro diretti, oltre ai posti di lavoro indiretti generati sia per la costruzione della fabbrica sia a regime nel più vasto ecosistema di fornitura e logistica inerente".

Silicon Box, invece, nella sua nota stampa, scrive: "Una volta completata, la nuova struttura supporterà circa 1.600 dipendenti Silicon Box in Italia. Si prevede inoltre che la costruzione dell'impianto creerà diverse migliaia di posti di lavoro in più, comprese eventuali assunzioni da parte dei fornitori".

È interessante tracciare un parallelo con il potenziale investimento di Intel in Italia. La casa di Santa Clara disse che il suo impianto avrebbe "creato circa 1500 posti di lavoro in Intel e altri 3500 posti di lavoro fra fornitori e partner". Il numero dei dipendenti diretti è simile rispetto a quello indicato da Silicon Box.

Silicon Box, l'investimento è importante o no?

Non è importante, è importantissimo per diverse ragioni. La prima è che la fase di Advanced Packaging dei semiconduttori non è seconda alla fase di produzione, oggi ma soprattutto in ottica futura. Sempre più tipi di chip andranno verso il design a chiplet e ci sarà necessità di avere capacità in tal senso: portarla in Italia è quindi fondamentale. La stessa cosa l'avevamo spiegata all'epoca occupandoci del potenziale investimento di Intel. In quest'ottica non si può che essere più che felici dell'impegno di Silicon Box.

In seconda battuta, l'accordo con Silicon Box mette in buona luce il nostro Paese rispetto a potenziali altri investitori esteri. Il ministro Urso ha più volte affermato di aver avuto interlocuzioni anche con altre società oltre a Intel e Silicon Box, tenendo accesa in noi la speranza di altri investimenti. Sappiamo bene che l'Italia è ben lungi dall'essere il Bengodi, ma ogni tanto è bene mettere da parte la sindrome del "tafazzismo" per festeggiare un tale traguardo.

Terzo, l'investimento di Silicon Box in Italia rientra perfettamente nell'UE CHIPS Act, il piano comunitario da 43 miliardi di euro che mira a riportare in Europa una buona fetta della produzione e progettazione di semiconduttori mondiale.

I recenti sconvolgimenti globali - COVID, tensioni geopolitiche, ecc. - hanno evidenziato la necessità di costruire una catena di approvvigionamento più resiliente per i semiconduttori in Europa. Con il CHIPS Act, la Commissione Europea punta a recuperare il 20% della capacità produttiva globale di semiconduttori entro il 2030 e si impegna a sostenere una visione di una catena di fornitura globale di semiconduttori che sia resiliente e geograficamente equilibrata.

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