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Spagna, vince il Pp. Sánchez resiste. La destra di Vox terza

Spagna vince il Pp Sánchez resiste La destra di Vox terza
Spagna (Europa) Tre eurodeputati a Sumar, la coalizione di sinistra guidata da Yolanda Díaz Podemos, da sola, ha ottenuto due seggi. Cinque anni fa ne aveva avuti sei. Tre seggi al partito fondato da un influencer di estrema destra, Se acabó la fiesta.

Con una affluenza bassissima, poco meno del 50%, la Spagna ha votato in una direzione coerente con quella del resto d’Europa: il primo partito è il Pp, che ottiene 22 seggi (ben 9 seggi in più rispetto a cinque anni fa), con il 34% (quasi sei milioni di voti).

La capolista è l’attuale eurodeputata Dolors Montserrat che porta a casa la migliore vittoria del Pp sul Psoe in Europa dall’inizio del millennio. Nonostante i molti errori in campagna elettorale, Alberto Nuñéz Feijóo ha ottenuto la vittoria che desiderava contro Pedro Sánchez che gli permette di rimanere in pista.

Secondo, a 4 punti percentuali di distanza, il partito socialista, che ne ottiene 20. Pedro Sánchez è riuscito a contenere la prevista sconfitta e a perdere solo un deputato rispetto al 2019. La delegazione del Psoe a Bruxelles sarà guidata dall’attuale ministra per la transizione ecologica, Teresa Rivera.

Terzo partito è Vox, anche qui secondo le previsioni: con quasi il 10% dei voti, arrivano a sei seggi, due in più rispetto al 2019.

Rispetto ai risultati di altri partiti di estrema destra, è comunque più contenuta. La Spagna elegge questa volta 61 eurodeputati, due in più rispetto al 2019: nei confronti con i risultati di 5 anni fa bisogna tenere conto di questi due seggi jolly. E poi c’è da tenere in conto che le europee sono le uniche che in Spagna si celebrano a collegio unico: in un paese molto frammentato dal punto di vista territoriale, questo cambia le carte in tavola.

E infatti, in quarta posizione troviamo un raggruppamento di tre partiti: i catalani di Esquerra republicana, i baschi di EH Bildu e i galiziani di del Bng. È la formula che hanno trovato questi partiti, importanti localmente ma piccoli a livello nazionale, per massimizzare il risultato: hanno ottenuto 3 seggi, come nel 2019, con quasi il 5% dei voti.

Un pelo sotto, sempre con 3 eurodeputati, si colloca Sumar, la coalizione guidata da Yolanda Díaz. Cinque anni fa, Unidas Podemos ne aveva il doppio. Stavolta invece Podemos andava sola, guidata dall’ex ministra Irene Montero: ha ottenuto 2 seggi, con il 3.3% dei voti.

Se aver superato Podemos è una magra consolazione, per Sumar e Yolanda Díaz aver ottenuto tre seggi, invece dei 4 sperati, sarà fonte di enormi problemi. Con le liste bloccate, la lotta fra i partiti della coalizione per le prime posizioni è stata molto feroce, e Izquierda Unida alla fine aveva ceduto. Nonostante fosse il partito più forte della coalizione, aveva accettato proprio la posizione numero 4.

La capolista l’aveva scelta Díaz, ed è l’attivista pro migranti Estrella Galán (che ha invitato i «gruppi democratici del Parlamento europeo a mettere in atto un cordone sanitario contro l’estrema destra»); il numero due è il braccio destro di Ada Colau, l’ex deputato Jaume Assens (che prima era stato anche il ponte fra il partito di Colau e Podemos), e il terzo posto l’aveva strappato un partito valenziano, Compromís.

L’attuale eurodeputato Manuel Pineda, di Iu, occupava appunto la posizione numero 4. Per Iu questo era il peggiore risultato possibile. Oggi, lunedì, si riunirà l’esecutivo del partito per capire cosa fare, proprio quando il neoeletto segretario Antonio Maíllo aveva invece puntato tutto sull’alleanza con Sumar, un’alleanza i cui termini alcuni nel partito volevano ripensare. Ora potrebbe scoppiare una guerra.

Il risultato più sconcertante sono i tre seggi ottenuti da un partito neonato, fondato da un influencer di estrema destra, diffusore di innumerevoli fake news, che si chiama Se acabó la fiesta (è finita la festa). Un partito che non ha avuto nessuna visibilità sui media tradizionali ed è riuscito a trasmettere i suoi messaggi qualunquisti solo attraverso le reti sociali e Telegram.

A chiudere la delegazione spagnola sono due seggi, uno ciascuno per Junts – il partito dell’ex presidente catalano Puigdemont – e uno per Ceus, un’altra coalizione fra il Partito nazionalista basco Pnv, Coalición Canaria e altri. In totale hanno ottenuto l’1,6% dei voti.

Quanto a Junts, che ha perso due dei tre seggi che aveva nell’eurocamera attuale (uno dei quali era proprio quello di Puigdemont), è chiaro che senza il nome dell’ex president, il partito è assai meno forte.

Oggi, a urne chiuse, si riunisce per la prima volta il nuovo parlamento catalano per eleggere il presidente: i nuovi equilibri di forza fra Esquerra e Junts faranno pendere la bilancia per la decisione sul futuro governo catalano.

In totale, la destra spagnola porta un totale di 31 seggi su 61 (in totale, le tre destre sommano 48% dei voti).

Il Psoe, Sumar e Podemos assieme hanno 25 seggi. Gli altri 5 sono i partiti nazionalisti, che appoggiano il governo Sánchez. Mutatis mutandis, il precario equilibrio che sostiene il governo Sánchez tutto sommato ha tenuto anche in Europa.

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