Juventus, Vlahovic e il primo digiuno da gol in carriera. Il gioco di Allegri limita l'attaccante
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GENOVA — La faccia di Dusan Vlahovic sprofondato in panchina dice qualcosa che è meglio non dire? Ha l'aria del centravanti tormentato perché non segna da un po', e non ne era abituato, oppure gli ronzano per la testa pensieri scabrosi? Non si può leggere nella mente altrui, e certe volte nemmeno nel cuore, ma si può buttare un occhio sullo scorcio juventino della giovane carriera del serbo e notare quanto sia finora difficoltoso, probabilmente più difficoltoso di quanto immaginasse.
Quattro partite senza gol, un digiuno mai vissutoA Marassi è arrivato alla quarta partita senza gol, includendo anche la semifinale di Coppa Italia contro la Fiorentina: non aveva mai attraversato un digiuno del genere dal dicembre del 2020, ma in realtà per lui è un'astinenza mai provata, da quando ha cominciato a giocare e di conseguenza a segnare con micidiale continuità. Quel 16 dicembre contro il Sassuolo cominciò a fare gol e non smise più, fino a questa parentesi bianca in cui oltre che la rete gli mancano brillantezza, spunto, serenità.
![Dusan Vlahovic in panchina durante il secondo tempo di Genoa-Juventus](/thumb/phpThumb.php?src=https%3A%2F%2Fwww.repstatic.it%2Fcontent%2Fnazionale%2Fimg%2F2022%2F05%2F07%2F125417145-81378e3b-c665-4dad-ae53-aad6ddb72253.jpg&w=728&hash=7cda2deb543deb63d206a69a95c3c973)
Allegri continua a dirsi molto soddisfatto di Vlahovic e ci mancherebbe altro, visto che è stato lui a insistere per questo acquisto prepotente (80 milioni sul mercato di gennaio non ha osato spenderli nessuno) che dovrà in ogni caso produrre effetti nel medio-lungo periodo, non certo in questa annata scadente in cui la Juve ha fallito sotto ogni aspetto, tranne che sulla globale tenuta difensiva. "A Genova mi è piaciuto molto, ha giocato una delle sue partite migliori" ha detto l'allenatore, che in genere quando parla bene di qualcuno dei suoi è perché non ne è molto soddisfatto e non vuole rigirare il coltello nelle piaga (altrimenti non si spiegano tutti i complimenti che non ha mai lesinato ad Arthur o a Kean).
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Di sicuro, se Allegri fosse così soddisfatto del suo centravanti non lo avrebbe sempre sostituito, ultimamente: delle ultime quattro gare non ne ha giocata neanche una per intero, mentre nelle precedenti 14 aveva subito appena due cambi e una volta ha cominciato della panchina. Ai 20 gol segnati fino a gennaio con la Fiorentina, corrispondono i 7 realizzati da febbraio con la Juventus, di cui uno solo (il suo primo in Champions in casa del Villarreal) di un certo prestigio. È chiaro che il passaggio in una squadra di primo livello, almeno per nome e dimensioni, comporta uno scotto da pagare, a maggior ragione se il trasferimento avviene a metà stagione, senza l'addestramento del precampionato.
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Ma alla base del disagio di Vlahovic c'è prima di tutto il non gioco della Juve, che delega alle iniziative individuali degli attaccanti la ricerca del gol senza metterli nelle condizioni di essere sostenuti dalla squadra: è in questo modo che si stanno bruciando anche le enormi potenzialità di un talento come Kean.
Venerdì sera a Genova, per dire, la Juve ha battuto appena due corner e scodellato la miseria di tre cross. E una sola volta il serbo è stato cercato in profondità, da Dybala, l'unico con cui finora abbia dimostrato di avere del feeling tecnico visto che Morata, come al solito, ha illuso per mese e poi si è di nuovo perso nelle sue paturnie. Vlahovic pensava a qualcosa di questo, venerdì sera, mentre se ne stava accucciato in panchina con la faccia scura?